Pane. Come materia e immaginario. Sacro e profano. Passato e futuro. Concetto e progetto. Pensiero e parola. Calma ed energia. Delicatezza e potenza. Grano e farina. Terra e tavola. Amicizia e condivisione. Senso e sentimento. Identità e collettività. Fiducia ed empatia. Fertilità e speranza.
Pane. Da impastare e infornare. Plasmare e cuocere. Tagliare e gustare. Raccontare e comunicare. Vestire e regalare. Quasi fosse un mazzo di fiori.
Pane sartoriale. Da studiare e creare su misura. Al pari di un abito d’alta moda. Pane da cucire, rifinire, impreziosire, confezionare. Come in un vero atelier.
Celebra e rimette al centro il pane. Perché il pane è una cosa seria. Questo fa Cerere, il panificio contemporaneo di Canonica di Triuggio, nel cuore della Brianza, voluto da una coppia di soci illuminati: Corrado Scaglione e sua moglie Francesca Nuzzi. Mentre il bakery chef Roberto Briguglio incarna l’artigiano artefice di fragranti mirabilia.
Sì, un atelier del pane di nuova generazione. Che propone ogni dì ciabatte, baguette e pagnotte biodiverse. E che sa anche donare un dolce buongiorno o una pausa rigenerante. Fra rosa cipria e verde salvia, legno e metallo ottonato, modernità e dettagli vintage, torte e brioche, focacce e pizze in pala.
Una boutique su due piani, di fronte alla storica alberata di Canonica Lambro. Una boutique dove il pane è simbolo e messaggio. Una boutique dove si sforna e si informa. Perché la conoscenza sta alla base della consapevolezza.
Cerere. Come la dea della terra, protettrice dei campi e delle messi.
Cerere. Come un modo salutare e sostenibile di assaporare i cereali.
Cerere. Come uno spazio fluido, un laboratorio in continuo divenire.
Cerere. Per ribadire con coraggio il valore di un semplice pezzo di pane